Marco Ghione – Laura Folli – Silvia Fazzo
La tradizione a stampa della Metaphysica Nova arabo-latina negli incunaboli e
nelle cinquecentine
Abstract
This paper provides an annotated list of printed editions of Aristotle’s Metaphysica Nova, i.e. of the Arabic-Latin 13th-century version of Aristotle’s Metaphysics, which circulated within the Latin translation of Averroes’ Commentarium Magnum (Tafsīr mā baʿd al-ṭabīʿat). It is shown that this version – the impact of which was second to none – was never printed without at least one Greek-into-Latin version. From the 1473 editio princeps to the 1562 Iunctas edition, complementary material from the Greek into Latin and from the Arabic into Latin Aristotelian traditions was increasingly added. Links to relevant digital reproductions are also provided.
Keywords
Aristotle, Averroes, Metaphysics,
Metaphysica Nova, Arabic to Latin Translations
Authors
Marco Ghione
Università del Piemonte Orientale – Università di Genova
Laura Folli
Università del Piemonte Orientale
Silvia Fazzo
Università del Piemonte Orientale
Introduzione
Dal tardo medioevo alle soglie dell’età moderna, la Metafisica fu letta in Europa prevalentemente in latino. Mentre per le opere principali di Aristotele i commenti in greco vennero stampati nel corso XVI secolo, per la Metafisica questo non accadde: nemmeno il commento greco più importante, quello di Alessandro di Afrodisia, venne dato alle stampe prima del XIX secolo.[1] Una spiegazione possibile della prolungata latenza del commento greco di Alessandro nella prima età della stampa sta nell’efficacia e nell’autorevolezza del Commento Grande di Averroè, che, tradotto in latino a partire dall’inizio del XIII secolo, stampato molte volte dal 1473, rendeva comprensibile un testo potenzialmente oscuro ed ellittico. Di qui la congiunta fortuna della cosiddetta Metaphysica Nova, cioè – secondo uno degli appellativi che ricevette nella tradizione medievale – della versione latina del testo arabo commentato da Averroè. Questa versione costituì pertanto la base delle più diffuse edizioni a stampa della Metafisica, anche in un’epoca in cui per le opere di Aristotele da parte di molti si desiderava un contatto diretto con il testo greco. La diffusione del contributo arabo-latino all’esegesi della Metafisica si accompagnava tuttavia ad un emergente approccio filologico. Così, alla fine del XV secolo, una volta che il testo fu dato alle stampe, venne adottata una soluzione di compromesso, comune alle opere dell’intero corpus aristotelico: a tutti i textus del Commento Grande di Averroè tradotti dall’arabo furono aggiunte le corrispondenti sezioni di testo greco-latino. Da qui la complessità di contenuto delle stampe, oggetto di rassegna in questo nostro contributo.
Come sottolineato da Bouyges (1949), la Metaphysica Nova non è in origine opera a sé, ma è l’insieme delle traduzioni dei textus commentati da Averroè nel Commento Grande. Non contiene pertanto nessuna delle parti della Metafisica assenti in quel commento: né i libri Kappa (XI), My (XIII), Ny (XIV), né la prima parte di Alpha meizon (I), fino a 5.987a5, né la parte finale di Lambda (XII), 10.1075b11-1076a4. Come nell’originale arabo, il testo di Alpha elatton (II) precede Alpha meizon (I, da 987a5). Nei codici la Metaphysica Nova conta dunque in linea di massima undici libri, cioè II, I da 987a5, III-X, XII fino a 1075b11 (tranne, almeno, in quei casi dove i due libri Alpha appaiono accorpati e contano come uno solo, si vedano al riguardo le avvertenze di Bouyges 1949, p. 217). Nella tradizione a stampa, tuttavia, fin dall’editio princeps (1473, cfr. edizione n. 1 infra) l’edizione della Metaphysica Nova si adatta all’ordine e al contenuto della tradizione greca, e inizia con l’intero libro Alpha meizon, citato in traduzione dal greco, seguito dal libro Alpha elatton. Da allora in poi, da una stampa all’altra, si assiste a una progressiva normalizzazione del testo della Metafisica arabo-latina, con la quale le ripartizioni della tradizione greco-latina vengono gradualmente acquisite e le parti assenti nella tradizione arabo-latina vengono integrate.
Si ritiene che la traduzione arabo-latina della Metafisica, insieme a quella del commento di Averroè, sia stata compiuta da Michele Scoto nel periodo 1220-1224.[2] Fu forse la traduzione della Metafisica più influente in Europa, dal Medioevo fino all’età moderna. L’opera raggiunse la massima diffusione quando poté essere affidata alle stampe, nelle edizioni del XV e XVI secolo. Si tratta di un percorso editoriale straordinario. Non solo la Metaphysica Nova fu infatti oggetto di numerose ristampe, ma ogni sua nuova edizione istituì un momento di revisione e perfezionamento. Ciascuna di queste stampe si poneva a compimento di un processo editoriale articolato e complesso, giunto al traguardo con l’edizione veneziana Giunta del 1562. Questa edizione è stata riprodotta anastaticamente in Germania nel 1962 e resa così ancora oggi disponibile in molte biblioteche.[3]
Le stampe della Metaphysica Nova si producevano in un’epoca che conosceva l’ampia circolazione del testo greco di Aristotele. Da qui l’iniziativa degli stampatori tutti, fin dalla editio princeps 1473, di affiancare e far precedere ogni textus arabo-latino dal corrispondente textus tradotto dal greco. La traduzione principale in uso dal greco fu inizialmente quella di Guglielmo Moerbeke, cui succedette negli esemplari successivi al 1552 la versione di Bessarione.[4]
Tali innovazioni, insieme a molti dettagli che si evolvono nel tempo, mostrano il divenire di un processo editoriale collettivo, in progresso da un’edizione all’altra. Almeno fino al 1562 si assiste ancora a un incremento di materiali: l’edizione dello stesso anno comprende la traduzione di un passo di Metaphysica Theta trasmesso solo in alcuni codici della tradizione manoscritta greca.[5] Percorrendo la serie delle diverse edizioni emergono evidenze di un’attività di cooperazione diacronica, nella quale di fatto collaborano aristotelici di generazioni successive e di diverse collocazioni culturali e geografiche. Emerge, una volta di più, il valore del latino come lingua universale, capace di unire gli intellettuali al di là di ogni ordine di frontiere, sociali, culturali e cronologiche. Per questo, il presente contributo intende esaltare il valore e la fecondità di una siffatta tappa culturale della prima età moderna, proponendo una rassegna dei primi cento anni della tradizione latina a stampa della Metaphysica Nova (1473-1574). Precisiamo invece di non esserci occupati delle edizioni a stampa che contengano solo sintesi o estratti della Metaphysica Nova o del Commento Grande di Averroè.[6]
Della tradizione testuale della Metaphysica Nova si sono occupati prevalentemente gli studiosi impegnati a indagare la tradizione del Commento Grande di Averroè: Maurice Bouyges, nella sua Notice introduttiva all’edizione della versione greco-araba della Metafisica, e Dag Nikolaus Hasse, futuro editore critico della versione arabo-latina del Commento Grande di Averroè e della Metaphysica Nova.[7] Un fondamentale punto di riferimento è l’Aristoteles Latinus, vol. XXV 3.1, dedicato alla revisione/traduzione greco-latina di Guglielmo di Moerbeke (in parte una revisione della Translatio Anonyma), edita da Gudrun Vuillemin-Diem, con un’introduzione mirabilmente approfondita.[8] Ivi, fra l’altro, Vuillemin-Diem compone un importante elenco delle ventisette edizioni a stampa della traduzione di Moerbeke, in ordine cronologico indicando quali edizioni a stampa contengano anche la Metaphysica Nova con il relativo Commento di Averroè.[9] Risulta a noi utile un confronto: vediamo infatti che i numeri 1, 3, 4, 8, 14, 15, 20, 21 di Vuillemin-Diem, che coincidono rispettivamente con i numeri 1-6 e 8-9 della lista qui infra, comportano anche il commento di Averroè, e dunque anche la Metaphysica Nova arabo-latina. In tutti questi casi, il Commento Grande di Averroè costituisce il centro del progetto editoriale,[10] infatti per ogni libro aristotelico si trovano progressivamente numerati i commenta di Averroè, non i textus aristotelici che precedono ogni commentum in duplice versione.
Come si vede, la fortuna della prima traduzione latina della Metafisica di ampia circolazione si lega strettamente a quella del commento arabo-latino: dal numero delle edizioni che si susseguono tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento risalta l’importanza che il commento di Averroè rivestiva in Italia in quel periodo, ed il desiderio di rendere disponibile quella sua fondamentale opera esegetica.[11]
Colpiscono l’impatto e la diffusione di queste stampe aristoteliche, ciascuna delle quali meriterebbe uno studio specifico. Diviene pertanto naturale interrogarsi sulla genesi di ciascuna di esse, sui materiali usati e le loro reciproche relazioni. Riguardo invece all’interesse in generale di esaminare le edizioni a stampa consideriamo paradigmatico lo studio di Charles Burnett sulle due edizioni Giunta 1550-1552 e 1562.[12]
Esiste, si può dire, un intero universo intellettuale dietro a ciascuna di queste stampe, le quali indubbiamente trassero materia progressivamente, e quasi in modo cumulativo le une dalle altre, aspirando a essere sempre più innovative e complete fino alla monumentale impresa dell’editore Giunta, espressa in due straordinarie edizioni.
A tutt’oggi, uno studio d’insieme a riguardo non è stato ancora portato a compimento, probabilmente anche a causa della dispersione ed eterogeneità nei modi di reperibilità di documenti, che pure, come si vedrà, sono in larga parte accessibili online in riproduzione digitale. Confidiamo pertanto di fare cosa utile a qualcuno di coloro che si interesseranno a questa materia col rendere più agevolmente disponibili quei dati fondamentali. Essi potranno agevolare future ricerche, aperte a scopi ulteriori: inquadrare le edizioni censite nel contesto culturale della produzione (libraria e non) dell’epoca, non da ultimo nella prospettiva della storia del libro antico, dell’editoria e, in senso lato, della storia della filologia e dell’erudizione non solo aristotelica di età moderna. Le stampe che proponiamo sono infatti accomunate da elementi fortissimi di continuità, ma anche distinte ogni volta da immancabili differenze, che sarebbe assai difficile identificare senza poter raffrontare tra loro le diverse tappe della storia editoriale di questo testo, così importante e così composito nella configurazione che assume nel primo secolo della sua tradizione a stampa.
Di seguito presentiamo un elenco delle principali edizioni della Metaphysica Nova, stampate nei secoli XV e XVI. Senza alcuna esaustività, le note in calce indicano alcuni link alle versioni digitali di alcuni esemplari delle edizioni stesse.
La ricerca degli incunaboli e delle cinquecentine è oggi agevolata dai rispettivi cataloghi generali, fra i quali l’Incunabula Short-Title Catalogue (ISTC), l’Universal Short-Title Catalogue (USTC) e l’Index Aureliensis. Catalogus librorum sedecimo saeculo impressorum, Aureliae Aquensis, aedibus Valentini Koerner [poi] Baden-Baden, Heitz, 1962-2004, 14 v. (Bibliotheca bibliographica Aureliana).[13]
Insomma, questo contributo, come ognuno vede, non intende sostituirsi a quello di esperti dell’analisi bibliologica che questi esemplari meriterebbero. È uno strumento preparato per gli scopi del nostro Seminario Aristotelico, che qui rendiamo pubblico, nella convinzione e speranza che ciascuna di queste edizioni si valuti meglio nel contesto delle altre, cui può e deve essere comparata.[14] Le note supplementari, che seguono all’elenco, sono frutto di osservazioni testuali per noi di specifico interesse e aggiungono, dove se ne dà occasione, commenti di varia natura e talora anche estratti del testo originale. In vista di indagini future, saremo estremamente grati a chiunque ci voglia segnalare desiderata, addenda e corrigenda.
1. Titolo: Metaphysica cum commentariis Averrois.
Pubblicazione: Patavii: impens. Johannis Philippi Aureliani et fratrum. In folio. 198 cc., 1473 (ISTC ia01005000; USTC 997527) [Editio princeps].[15]
2. Titolo: Aristotelis opera cum commentariis Averrois.
Pubblicazione: Venetiis: Andreas [Torresanus] de Asula et Bartholomaeus Alexandrini [de Blavis]. In folio. 221 cc., 1483 (ISTC ia00963000).[16]
3. Titolo: Aristotelis opera cum commentariis Averrois, Metaphysica.
Pubblicazione: Venetiis: Bernardinus Stagninus, de Tridino. In folio. 94 cc., 1489 (ISTC ia00964000).[17]
4. Titolo: Aristotelis Opera cum commento Averrois, Metaphysica.
Pubblicazione: Venetiis: Johannes et Gregorius de Gregoriis, impens. Octaviani Scoti. In folio. 130 cc., 1496 (ISTC ia00965000).[18]
5. Titolo: Accipe lector studiose Aristotelem peripatheticorum principem ac eius fidelissimum interpretem Auerroem: castigatum erroribusque purgatum: necnon margines optimis annotationibus ac concordantijs ornatum atque fideli studio quoad fieri potest impressum.
Pubblicazione: Venetijs: mandato et expensis heredum nobilis viri domini Octauiani Scoti ciuis Modoetiensis. In folio. 444 cc., 1507 (USTC 810858; EDIT 2840).[19]
6. Titolo: Accipe lector studiose Aristotelem peripatheticorum principem ac eius fidelissimum interpretem Auerroem: castigatum erroribusque purgatum: necnon margines optimis annotationibus ac concordantijs ornatum atque fideli studio quoad fieri potuit impressum.
Pubblicazione: Venetijs: sumptibus heredum quondam domini Octauiani Scoti Modoetiensis et sociorum. In folio. 444 cc., 1516 (USTC 810866; EDIT 2845).
7. Titolo: Aristo. Stagyri. Lib. Metaphysi. 12. cum singulorum epitomatis hactenus non impressis: Auerroeque eius fideliss. interprete; ac M[arci] A[ntonii] Z[imarae] apostillis.
Pubblicazione: Papieque: summa cura ac diligentia impressos per solertem virum Iacob de Burgofranco. 8°. 339 cc., 1521 (USTC 810879; EDIT 2854).[20]
8. Titolo: Metaphy. Aristo. cum commen. Auer. Aristote. Stagyrite lib. Metaphy.12. cum singulorum epitomatis hactenus non impressis: Auerroeque eius fideliss. Interprete.
Pubblicazione: Lugduni: apud Scipionem de Gabiano in vico mercuriali. 8°. 339 cc., 1529. (USTC 155851).[21]
9. Titolo: Aristotelis Stagyritae libri Metaphy. XII cum singulorum epitomatis hactenus non impressis, Averroeque eius fidelissimo interprete et M- Anto. Zimare apostillis, necnon duobus alii lib. quos Aristotelem redolere docti contendunt, in quibus tam exactam diligentiam invenies ut nulla ex parte damnare possis.
Pubblicazione: Lugduni: apud Iacobum Giunctam. 8°. 336 cc., 1542.[22]
10. Titolo: Aristotelis Stagiritae Omnia quae extant opera … Averrois … commentarii, aliique ipsius in logica, philosophia, & medicina libri, quorum aliqui … nuper a Iacob Mantino sunt conversi … Leui Gersonidis annotationes in Auer. expositiones super logices libros … M. Antonij Zimarae in Aristotelis & Averrois dicta contradictionum solutiones. Octauum volumen. Aristotelis Stagiritæ Metaphysicorum libri XIIII. Cum Auerrois Cordubensis in eosdem commentarijs, et epitome. Theophrasti Metaphysicorum liber.
Pubblicazione: Venetijs: apud haeredes Lucaeantonij Iuntae. In folio. 188 cc., 1552 (USTC 810938; EDIT 2905).[23]
11. Titolo: Aristotelis Stagiritae Omnia quae extant, opera. … Auerrois in ea opera omnesm qui ad nos pervenere … Marci Antonii Zimarae in Arist. et in Aver. dicta contradictionum solutiones. Tomus octavus operum. Aristotelis stagiritae peripateticorum principis ... cum Averrois cordubensis duplici expositione, media scilicet hactenus haudquaquam excusa usque ad septimum librum. In hoc Octavo tomo haec continentur. Aristotelis Metaphisicorum libri Quatuordecim.
Pubblicazione: Venetiis: Apud Cominum de Tridino Montisferrati. 8°. 404 cc.,1560 (USTC 810955; EDIT 2925).[24]
12. Titolo: Omnia quae extant opera … Averrois in ea opera … commentarii … M. Antonij Zimarae in Aristotelis et Averrois dicta in philosophia contradictionum solutiones. Aristotelis Opera cum Averrois commentariis, Octauum volumen. Aristotelis Metaphysicorum libri XIIII. Cum Auerrois Cordubensis in eosdem commentariis, et epitome. Theophrasti Metaphysicorum liber.
Pubblicazione: Venetiis: apud haeredes Lucae Antonii Iuntae. 8°. 424 cc., 1562 (USTC 810959; EDIT 2925).[25]
13. Titolo: Aristotelis Omnia quæ extant opera. Selectis translationibus, collatisque cum græcis emendatissimis, ac vetustissimis exemplaribus, illustrata, ... Auerrois Cordubensis in ea opera, omnes, qui ad hæc vsque tempore peruenere commentarij. Nonnulli etiam ipsius in logica, philosophia, & medicina libri, cum Leui Gersonidis in libros logicos annotationibus, quorum plurimi sunt à Iacobo Mantino in Latinum conuersi. Graecorum, Arabum, & Latinorum lucubrationes quædam, ad hoc opus pertinentes. Marciantonij Zimaræ ... in Aristotelis, et Auerrois dicta in philosophia contradictionum solutiones, propris locis annexae. Bernardini Tomitani ... in Arist. & Auer. dicta in primo libro Poster. resol. contradictionum solutiones: ... Superadditæ sunt huic operi Michælis Pselli Metaphrasis secundi libri poster. Emmanuele Margunio interprete ... Aristotelis Opera cum Averrois commentariis, Octauum volumen. Aristotelis Metaphysicorum libri XIIII. Cum Auerrois Cordubensis in eosdem commentariis, et epitome. Theophrasti Metaphysicorum liber.
Pubblicazione: Venetiis, apud Iunctas. 8°. 424 cc.,1574 (USTC 810983; EDIT 2946).[26]
Note alle edizioni
1. 1473
È la famosa editio princeps, definita superbe da Bouyges,[27] in cui sembrano conservarsi fattezze caratteristiche dei codici manoscritti: due sezioni di testo scorrono parallele dividendo la pagina in parti uguali, sul modello di un antico codice greco così strutturato. La stampa è opera di Lorenzo Canozio.[28] Il succedersi del duplice textus, prima greco-latino e poi arabo-latino, ad introduzione delle relative sezioni commentate di Averroè, comincia dal libro Alpha elatton. Diversamente dalle stampe successive, già a partire dall’edizione del 1483, nessuna forma di numerazione o titolo viene riportata a stampa, nemmeno per i commenta.[29] L’alternanza dei due textus è qui evidenziata solo dal rientro del capoverso; diventerà più visibile e sistematica nell’edizione Giunta (vedi supra, edizione n. 10). Inizialmente, per il libro Alpha meizon è riportata solo la traduzione greco-latina, in due colonne per ciascuna pagina. Segue il libro Alpha elatton per il quale sono riportate entrambe le versioni, greco-latina e arabo-latina, ed il Commento Grande. Al termine del libro viene ripresa una seconda volta tutta la seconda parte di Alpha meizon, 5.987a2-10.993a27. L’edizione comprende i libri dal primo al dodicesimo della Metafisica e riporta il libro Kappa nella sola versione greco-latina, da allora in poi presente nelle stampe insieme alla Metaphysica Nova. Lo stesso vale per la sezione finale del libro Lambda, 10.1075b11-1076a4, assente nella versione arabo-latina. Mancano i libri tredicesimo e quattordicesimo, che non sono oggetto del Commento Grande di Averroè.
2. 1483
Nell’incunabolo, opera dell’editore veneto Andrea Torresano, ogni parte di testo arabo-latino è preceduta dalla corrispettiva versione greco-latina di Guglielmo di Moerbeke. I lemmi del commento sono numerati, ma non i rispettivi textus. I primi fogli dell’edizione introducono la quaestio an celum sit ex materia et forma, intorno al problema se il cielo sia costituito o meno da materia e forma, opera del filosofo patavino Nicoletto Vernia, forse il maggiore averroista del tardo Quattrocento.[30] I textus delle edizioni 1473 e 1483 si presentano identici. Come nell’edizione del 1473 non compaiono ancora titoli riferiti ai textus, che si riscontreranno nelle edizioni successive. I textus stessi non recano numero, bensì vengono progressivamente numerati i relativi commenti. I due textus affiancati, greco-latino e arabo-latino, non sono separati da righe vuote, né risultano tipograficamente distinti. Per il primo textus, visibile al f.13 della riproduzione, ognuna delle due versioni è stampata con un rientro su più righe, come per fornire spazio ad una iniziale rubricata. L’edizione riporta dodici libri della Metafisica, tralasciando gli ultimi due, come nell’edizione di Canozio.
3. 1489
Nella stampa, opera di Bernardino Stagnino di Tridino, il testo della Metafisica nella traduzione di Moerbeke occupa il corpo della pagina in due colonne al centro, fino a Metaph. A 5.987a2. Da questo punto in poi cominciano a succedersi i due textus, greco-latino e arabo-latino, in colonne parallele, incorniciati dal Commento di Averroè. Compare inoltre la numerazione dei textus arabo-latini e del relativo Commento, per es. da 1 a 51 per Alpha meizon. L’impaginazione del commento a cornice dei textus ricorda quella di certi codici greci, dove lo spazio vuoto dei margini veniva riempito in modo continuo da glossatori e scoliasti.[31] Vengono inseriti dalla versione di Moerbeke gli ultimi due libri, My e Ny, privi di commento, non trattati nel Commento Grande di Averroè. Dal 1489 la Metaphysica Nova riporta dunque la stessa partizione della tradizione greco-latina. Il tredicesimo libro è introdotto da un titolo che precisa “numquam in luce editus”. In seguito a questa stampa tutte le edizioni in esame presentano gli ultimi due libri della Metafisica.
4. 1496
L’edizione riporta la versione greco-latina di Guglielmo di Moerbeke. È il quinto volume nell’ edizione delle opere di Aristotele impressa per i tipi di Ottaviano Scoto tra il 1495 ed il 1496 e curata da Agostino Nifo. Il quinto e ultimo tomo, che contiene la Metafisica, reca la data del 26 aprile 1496. I textus della translatio arabo-latina e i commenta di Averroè sono numerati (cfr. Bouyges, Notice, p. lxxi).
5. 1507
L’edizione riporta la versione greco-latina di Guglielmo di Moerbeke. È stampata dagli eredi di Ottaviano Scoto; secondo Bouyges (p. lxxi) è assai simile all’edizione n. 4 (cfr. supra) apud Scotum del 1496. Nell’opera compaiono per la prima volta le annotazioni di Marco Antonio Zimara (non vidimus).
6. 1516
L’edizione conserva la traduzione di Guglielmo di Moerbeke. Rispetto alle precedenti edizioni apud Scotum, assai simili, del 1496 e del 1507 (edizioni nn. 4 e 5 supra), Bouyges nota (p. lxxi) che i margini sono più ricchi di annotazioni e riferimenti (non vidimus).
7. 1521
Edizione pavese di Iacopo di Burgofranco, particolarmente rara.[32] Nella traduzione di Moerbeke, il testo occupa la pagina intera fino a Metaph. A 5. 987a2, luogo testuale da cui iniziano i textus commentati da Averroè. I due textus, greco-latino e arabo-latino, si alternano, mentre i commenta sono distinti dal carattere a stampa diminuito e anche numerati. Ogni libro viene introdotto da brevi sommari degli argomenti, redatti da Marco Antonio Zimara.
8. 1529
È la prima edizione lionese della Metaphysica Nova, stampata da Scipione Gabbiano. Ogni libro della Metafisica fino al dodicesimo viene diviso in capita, con brevi sommari anteposti ad ogni esordio, mentre i commenta di Averroè sono numerati in ordine progressivo. Le due traduzioni, la greco-latina di Moerbeke e l’arabo-latina, si possono distinguere grazie agli incipit di ciascuna parte di testo, evidenziati in maiuscolo, mentre il commentum segue i due textus in carattere uguale, diminuito di corpo. La Metafisica viene edita in quattordici libri. Ai ff. 245-271 il volume riporta il Liber de Substantia orbis di Averroè.
9. 1542
L’edizione si deve a Jacques Giunta (1486-1546), figura di primo piano dell’editoria lionese del Cinquecento.[33] L’opera riproduce la traduzione di Guglielmo Moerbeke dell’edizione Canozio 1473. I due textus non vengono tuttavia distinti in alcun modo, mentre sono numerati i commenta di Averroè. Brevi sommari divisi in capitoli introducono ogni libro. In ogni pagina il titolo superiore è compreso a decoro entro due foglie secondo un modello già reperibile nei titoli rubricati dei manoscritti greci.
10. 1552
L’assetto di questa prima edizione Giunta del 1552, introdotta da un volume di prefazione,[34] riprende in modo evidente la stampa del 1483 per i tipi di Andrea Torresano. Ai due textus affiancati, che si susseguono identici nel carattere a stampa, distinti unicamente dal rientro del capoverso, segue in corpo minore la parte relativa al commento. Nell’edizione Giunta 1552, come successivamente anche in quella del 1562, si impone la presenza di un introduttivo Index summarum ac capitum librorum, con titoli e sottotitoli che compendiano il contenuto dei diversi capitoli: questa importante scelta editoriale permetterà al lettore una immediata consultazione dei vari luoghi testuali dell’opera. La divisione in summae e capita si deve a Giovanni Battista Bagolino, come specificato dal medico e filosofo padovano Marco degli Oddi nella sua prefazione al primo volume. Le Giunta riproducono integralmente i quattordici libri della Metafisica. Si sottolinea che dopo l’accurata prefazione di Marco degli Oddi, con l’elenco degli interpreti impegnati nella monumentale impresa di collazione e traduzione dei codici, viene presentato l’indice dei volumi di tutta l’opera, con i rispettivi contenuti. Di seguito un prezioso passaggio della prefazione di Oddi, dove si precisa la lista degli interpreti.
Aristotelis Stagiritæ … Averrois Cordubensis Commentarii, Venetiis Apud Iunctas MDLII f. 6v:
Cum igitur Bagolinus noster horum duorum facile principum Philosophorum monumenta tum logica, tum philosophica, medicinaliaque colligere, et castigatissima in lucem emittere destinasset, varia quidem exemplaria Aristotelis interpretum undique conquisivit, ex quibus omnibus Theodorum Gazam elegit, Nicolaum Thomaeum, Georgium Vallam, Alexandrum Chamaillardum, Leonardum Aretinum, Bernardinum Donatum, Georgium Trapezuntium, Franciscum Philelphum, Alexandrum Paccium, Bessarionem Cardinalem Nicenum, Dominicum Montesaurum et Iulium Martianum Rotam Medicos celebres, Ioannemque Bernardum Felicianum, viros profecto omnes egregios. omisit autem Argyropilum, hoc tantum nomine, quod eum paraphrasten potius, quam interpretem crederet.
In questa edizione Giunta 1552 compare la Metafisica di Teofrasto.[35]
Riportiamo qui di seguito il frontespizio del primo volume dell’edizione Giunta 1550-1552 da cui emergono i tratti distintivi di un progetto editoriale eccezionale fondato sull’autorevolezza che gli scritti di Averroè avevano ottenuto nel contesto culturale europeo, ed in modo specifico nell’Università di Padova tra XV e XVI secolo.[36]
11. 1560
L’edizione 1560, a cura di Comin da Trino, affine alla precedente Giunta 1552 per l’identica suddivisione in summae ac capita e per la presenza della Metafisica di Teofrasto, produce in realtà una notevole innovazione: per i primi sette libri della Metafisica si antepone al Commento Grande, il Commento Medio (expositio media) di Averroè nella traduzione latina del filosofo ed erudito ebreo cretese Elia Delmedigo.[37] Così si legge nell’indice del volume, dove l’editore rivendica il primato di quella traduzione: Averrois in septem libros media expositio, ab Haelia Cretensi in latinum conversa, Ante hac nunquam excusa, summis vigiliis elaborata. L’opera inoltre presenta un altro rilevante elemento: per il primo libro della Metafisica fino a Metaph. A 5.987a2, luogo da cui ha inizio il Commento Grande si trasmettono due textus greco-latini, quello di Moerbeke e quello di Bessarione. Ad essi seguono parti della expositio media. L’edizione permette di rilevare a chi compari in parallelo le traduzioni di Moerbeke e Bessarione evidenti differenze, nonostante alcune affinità, riscontrabili ad esempio all’esordio del libro. Se nella sua impresa Moerbeke si era basato sulla Translatio Anonyma,[38] è importante invece sottolineare la particolare fedeltà da parte del greco Bessarione al costrutto sintattico del testo. A partire da Metaph. A 5.987a6 i textus relativi ai passi commentati riportano, come nell’edizione Giunta, la versione di Bessarione e l’arabo-latina. Tutti i textus si distinguono attraverso un rientro del capoverso. I caratteri a stampa risultano identici, solo diminuiti nel corpo per entrambi i commenti di Averroè. Come nell’edizione Giunta, la Metafisica viene riprodotta in quattordici libri. Di questa particolare e importante edizione, che riporta di Averroè, per ogni libro della Metafisica, uno dopo l’altro, prima il Commento Medio, più parafrastico, poi il Commento Grande, lemmatico, riportiamo il frontespizio e l’indice esplicativo del contenuto dell’opera.
12. 1562
L’edizione Giunta del 1562 si presenta affine alla precedente. Nell’opera vengono introdotte le Solutiones di Marco Antonio Zimara, assenti nella Giunta 1552. Per il testo della Metafisica si riscontra tuttavia almeno un’aggiunta significativa: riguarda il passo del libro Θ 6.1048b17-35.[39] Se nei codices vetustissimi, i più antichi manoscritti in greco della Metafisica, il Vindobonensis Phil. gr. 100 (J) ed il Parisinus gr. 1853 (E) e negli altri della cosiddetta famiglia α il passo non compare, esso è invece presente nel Laurentianus 87.12 (Ab), e nella cosiddetta famiglia β.[40] Probabilmente questa sezione di testo costituisce un prodotto della scuola di Costantinopoli, aggiunto fra il X secolo e l’inizio del XII, quando venne composto il codice Ab. Nella prima edizione Giunta il passo del libro Theta non veniva riportato, mentre già compariva nell’editio princeps del testo greco, l’aldina del 1497.[41] Nella seconda edizione Giunta del 1562 il passo compare preceduto da una breve nota critica che precisa come il suo inserimento si debba al lavoro di collazione dell’erudito Ciriaco Strozzi (1504-1565), docente di lettere classiche nel Ginnasio di Pisa.[42] Il passo è assente nei manoscritti bessarionei della Metafisica e nella traduzione greco-latina bessarionea dell’opera, edita per la prima volta a Venezia da Aldo Manuzio nel 1516. Rispetto a tutte le altre edizioni della Metaphysica Nova, la Giunta 1562 reca il segno di una innovazione stilistica, l’adozione del corsivo per i textus arabo-latini. Tale scelta mette in risalto la differenza delle due traduzioni, le quali, sebbene riportate una dopo l’altra, si caratterizzano in modo chiaro grazie ai differenti caratteri. L’innovazione rende così i due textus consultabili in modo distinto. Di seguito l’introduzione a Metaph. Θ 6.1048b17-35.
Aristotelis Opera Apud Iunctas 1562, f. 235v:
Sequens textus, quamvis reperiatur in Graeco exemplari, tamen a nullo unquam ex Latinis fuit consideratus, praetereaque a Domino Chiriaco Strozza Fiorentino nobili et eruditissimo viro graecarum litterarum peritissimo, qui, cum in Pisano Gymnasio grecas litteras doceret, non solum hoc animadversione dignum putavit, sed et transtulit, verum etiam doctissime ipsum publice interpretatus est.
13. 1574
Il volume, che riproduce l’ottavo tomo della Giunta 1562, si colloca all’interno di una nuova edizione dell’Opera omnia, pubblicata dal 1573 al 1576.
Ringraziamenti
Si ringraziano Charles Burnett, Gianmario Cattaneo, Mirella Ferrari, Jill Kraye, Lorenzo Mancini e gli anonimi revisori per le osservazioni e
i preziosi consigli.
Sitografia
Biblioteca Digital Hispánica-Biblioteca Nacional De España http://bdh.bne.es/bnesearch/Inicio.do
Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT16) https://edit16.iccu.sbn.it
Datenbank Gesamtkatalog der Wiegendrucke (Staatsbibliothek zu Berlin) https://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/
Digitale Bibliothek/Münchener Digitalisierungszentrum-Bayerische Staatsbibliothek https://www.digitale-sammlungen.de/en
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
Gallica: Bibliothèque nationale de France
Internet Culturale-Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane (ICCU) https://www.internetculturale.it/
ISTC: Incunabula Short-Title Catalogue (British Library) https://data.cerl.org/istc/search
The Richard Rufus of Cornwall Project (Stanford University) http://rrp.stanford.edu/SMet01rb.shtml
USTC: Universal Short-Title Catalogue (University of St Andrews) https://www.ustc.ac.uk/
UVaDOC-Repositorio Documental de la Universidad de Valladolid https://uvadoc.uva.es/
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[1] L’articolo, collegialmente discusso ed elaborato dagli autori, trae materia e linee di ricerca dall’attività del Seminario Aristotelico recentemente intitolato a “Enrico Berti” che dal 2020 ha focalizzato una parte di attenzione sulla traduzione arabo-latina come documento di rilievo nella storia testuale della Metafisica di Aristotele. In prevalenza, la lista delle edizioni e la sitografia sono di M. Ghione, le note a cura di L. Folli con M. Ghione, l’introduzione di S. Fazzo con M. Ghione. Cfr. al riguardo anche Fazzo (2004) in part. p. 13 e Fazzo (1999) in part. pp. 65-7, sul successo editoriale dei commenti greci alle principali opere di Aristotele, ma non di quelli alla Metafisica, nel XVI secolo; sulla lettura di Aristotele in greco, cfr. Bianchi (1996). Sull’appellativo di “Metaphysica Nova” per la versione arabo-latina nell’Aristoteles Latinus a partire da Lacombe et al. (1939) p. 64 e ss., cfr. Bouyges (1949) pp. 220-4.
[2] Cfr. Hasse (2010). Sull’attribuzione a Michele Scoto e sulla storia della translatio arabo-latina si vedano anche Martini (2001), Gautier (1982), Haskins (1921).
[3] Aristotelis Opera cum Averrois commentariis. Octavum Volumen. Aristotelis Metaphysicorum Libri XIIII cum Averrois Cordubensis in eosdem commentariis et epitome commentariis, Venetiis Apud Iunctas, 1562; rist. anast. Minerva, Frankfurt am Main 1962. In riferimento agli incunaboli ed alle edizioni a stampa del XVI secolo di seguito citati, le abbreviazioni usate sono le seguenti; ISTC: Incunabula Short-Title Catalogue https://data.cerl.org/istc/_search; USTC: Universal Short-Title Catalogue https://www.ustc.ac.uk/.
[4] A riprova, se servisse, dell’importanza delle stampe latine per la storia della tradizione aristotelica, giova notare che la prima suddivisione e numerazione di capitoli a noi nota della Metafisica si rinviene non sul greco, ma nella traduzione latina del cardinale Bessarione. Questa, dedicata a Alfonso I di Aragona, fu composta dal Cardinale Bessarione fra il 1446 e il 1451; cfr. Del Soldato (2021) p. 169. Fu stampata una prima volta a Parigi nel 1515, quindi e di nuovo a Venezia presso i tipi degli eredi di Aldo Manuzio l’anno seguente: Aristotelis castigatissime recognitum Opus metaphysicum a Clariss. principe Bessarione Card. Niceno …XIIII libris distinctum, Parisiis, apud Henr. Stephanum, 1515 (USTC 144394; copia digitale disponibile su https://gallica.bnf.fr); Quae hoc in volumine tractantur Bessarionis cardinalis Niceni, & patriarchae Constantinopolitani in calumniatorem Platonis … tractatus Eiusdem Metaphysicorum Aristotelis XIIII librorum tralatio, Venetiis, in aedibus haer. Aldi Manutii, 1516 (USTC 814296). Ivi, il testo della Metafisica si trova suddiviso in capitoli numerati con cifre romane, presumibilmente ad opera di Bessarione stesso. Sulla prima suddivisione dei capitoli del testo greco, attestata nella terza edizione di Basilea (1550), Fazzo (2012) pp. 39-41.
[5] Fazzo-Folli-Ghione (2022).
[6] All’inizio del XVI secolo ebbero grande diffusione anche le edizioni della Metafisica di Aristotele accompagnate dal commento del filosofo Agostino Nifo. A cura dello stesso Nifo, discepolo a Padova di Nicoletto Vernia, uscì a Venezia tra il 1495 ed il 1496 per i tipi di Ottaviano Scoto l’intera opera di Aristotele (cfr. infra, edizione n. 4 e p. 107). L’edizione del solo libro dodicesimo della Metafisica con il commento di Nifo, che preserva una sintesi della traduzione di Guglielmo Moerbeke ed alcuni elementi del Commento Grande di Averroè, venne pubblicata a Venezia nel 1505: Philosophorum hac nostra tempestate Monarchae Augustini Niphi Suessani In duodecimum μετὰ τὰ φυσικά seu metaphysices Aristotelis et Averrois volumen: commentarii in lucem castigatissimi nuperrime prodeuntes, Venetiis, Simone da Lovere aere Alessandro Calcedonio, 1505 (USTC 844634); copia digitale disponibile su Münchener DigitalisierungsZentrum (MDZ); https://www.digitale-sammlungen.de/. L’opera ricevette successive edizioni a Venezia nel 1518 e nel 1526. Cfr. Lohr (1988) p. 284.
[7] Quella di Bouyges (1967-1973), pp. lxvi-lxxxi, resta forse ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, la rassegna più comprensiva di queste stampe. Hasse (2016) pp. 347-54 ha fornito un catalogo degli incunaboli e delle cinquecentine di Averroè.
[8] Vuillemin-Diem (1995) pp. 46-8.
[9] La Metaphysica Nova sembra essere, nel tempo, la quarta traduzione della Metafisica circolante nell’Occidente latino. Venne preceduta dalla Metaphysica vetustissima, redatta nel secolo XII da Giacomo Veneto, dalla Metaphysica mediae translationis o Translatio Anonyma, di autore ignoto, diffusa poco dopo gli esordi del XIII secolo, e dalla Metaphysica Vetus, che risulta dalla contaminazione delle prime due. Cfr. Vuillemin-Diem (1995) pp. 3-8.
[10] Le stampe ora indicate sono quelle degli anni 1473 (GW 2419), 1483 (GW 2337), 1489 (GW 2339), 1495-1496 (GW 2340, perpaucis correctionibus exceptis, ex editione Venetiis 1489 pendet), 1507 (I.A. *107.753a), 1516 (I.A. *107.838), 1529 Lugduni (I.A. *107.910), 1542 (Lugduni I.A. *108.040). I riferimenti catalografici sono quelli indicati nella nota precedente. Bouyges, loc. cit., menziona la stampa del 1521 senza averla potuta esaminare.
[11] Nella lettera dedicatoria al cardinale Bernardo Salviati, che apre il primo volume dell’edizione Giunta del 1552, Tommaso Giunta in modo esplicito loda la cultura araba per la specifica sapienza filologica e in particolare riconosce come fondamentale, per la tradizione del testo aristotelico, l’opera filosofica e critica di Averroè: “…At Arabes, non contenti nudis interpretationibus, materiam totam, hoc est res ipsas de quibus tractandum fuerat, multo diligentius ac fusius sibi inspiciendas putaverunt, idque vel praecipuum in Averroe laudatur, cuius solidissima doctrina de Graecorum fontibus non magis hausta quam expressa usque eo enituit ut solus ‘commentatoris’ nomen sibi iure vendicarit, ac iam constet inter omnes qui proximis saeculis sunt philosophati, eas philosophiae partes quae ab Aristotele sunt omissae, ab alio hactenus nemine vel diligentius inspectas vel fundamentis solidioribus fuisse constitutas”.
[12] Burnett (2013) p. 64. Conclude Burnett: “The changes from edition to edition of the Aristotle-Averroes volumes reflect, as I hope to have shown, the developments in the academic circles in Padua and can hint at not only the academic discussions going on there, but also at the tensions, loyalties, and passions of the personalities involved”.
[13] Cfr. supra, n. 2. Per gli incunaboli, il riferimento di Vuillemin-Diem porta la sigla GW: https://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/. Il sito offre le schede catalografiche online con eventuali link alle riproduzioni digitali. Un contributo molto significativo cui non si può che guardare con gratitudine viene da parte degli editori del Rufus Project, che stanno ultimando una trascrizione della Metaphysica Nova secondo le finalità proprie del loro progetto, ricco di riferimenti alla tradizione manoscritta. Cfr. Wood (2009); Wood-Lewis-Ottman (2013-2017) http://rrp.stanford.edu/SMet01rb.shtml.
[14] Per la disponibilità digitale e cartacea delle edizioni consultate, esprimiamo un particolare ringraziamento alla Biblioteca Digital Hispanica, sezione digitale della Biblioteca Nacional de España, alla Bayerische Staatsbibliothek, all’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane, alla sezione Gallica della Bibliothèque nationale de France, al Repositorio Documental dell’Universidad de Valladolid.
[16] Copia digitale disponibile su Münchener DigitalisierungsZentrum (MDZ);
[17] https://data.cerl.org/istc/ia00964000; https://daten.digitale-sammlungen.de/db/0004/bsb00045702/images/ (non presente nel catalogo USTC).
[18] Non presente nel catalogo USTC.
[19] Copia digitale disponibile su Internet Culturale (ICCU); https://www.internetculturale.it/
[20] Copia digitale su Internet Culturale (ICCU); https://www.internetculturale.it/
[22] Copia digitale disponibile su https://archive.org/
[23] Copia digitale su Internet Culturale (ICCU); https://www.internetculturale.it/
[25] Copia digitale su Internet Culturale (ICCU); https://www.internetculturale.it/
[26] Copia digitale su Internet Culturale (ICCU); https://www.internetculturale.it/
[27] Bouyges (1967-1973) p. lxix.
[28] A partire dal 1472 oltre alla Metaphysica verranno stampate da Canozio sei opere aristoteliche corredate dal commento di Averroè: De Anima, De Caelo et Mundo, De Generatione et Corruptione, Metereologica, Physica e Parva Naturalia.
[29] Nell’esemplare di cui abbiamo consultato una versione digitale a cura della Biblioteca Digitál Hispanica (Biblioteca Nacional de España) è tuttavia presente una numerazione a mano per le sezioni del Commento. Copia digitale disponibile su: http://bdh-rd.bne.es
[30] De Asula 1483, ff. 1r-3v. Su Nicoletto Vernia si vedano Keßler (1994); Mahoney (2000); Hasse (2004); De Bellis (2012); Hasse (2016).
[31] Riguardo la funzione di note, lettere dedicatorie e paratesti nell’ambito della produzione letteraria di età rinascimentale si rimanda ad Abbamonte-Laureys-Miletti (2020).
[32] Bouyges (1967-1973) p. lxxi. Bouyges afferma di non aver potuto consultare l’edizione.
[33] A guida della libreria e stamperia Giunta di Lione, Jacques aveva prodotto la prima edizione aristotelica dell’Etica Nicomachea nel 1535: Ethicorum libri X ad Nicomachum, necnon commentario elucidati adjectus est de moribus dialogus ad Galeotum, dialogo parvorum moralium Aristotelis ad eudemium fere respondens, 1535 (USTC 157054).
[34] Secondo la magistrale analisi di Burnett (2013) l’opera consta di undici volumi, uno dei quali prefatorio, del 1552, inclusivo di errata corrige per gli altri, che furono invece stampati nel 1550. A questo si deve, nota Burnett, l’anomala indicazione cronologica fornita: 1552-1550. Più precisamente, queste sono le date di pubblicazione degli undici volumi della prima edizione Giunta: I 1552, II 1550, III 1550, IV 1550, VI 1550, VII 1552, VIII 1552, IX 1550, X 1552, XI 1552.
[35] La traduzione di Teofrasto è quella di Bessarione, già stampata da H. Stephanus a Parigi nel 1515 e nuovamente a Venezia in aedibus haer. Aldi nel 1516 (cfr. supra, n. 4); essa è preceduta dal famoso scolio (f. 185v): “Libellum hunc Andronicus, et Hermippus non agnoscunt. nec enim prorsus de eo mentionem fecere, in librorum Theophrasti descriptione. At Nicolaus (is enim ex Suda creditur e Damascenorum urbe Philosophus Peripateticus, Herodi Iudeorum Regi,Augustoque Caesari familiaris) in speculatione τῶν μετὰ τὰ φυσικὰ Aristotelis, eius meminit, Theophrastique esse asserit. Sunt autem paucae quaedam in eo praeviae tractatus universi dubitationes.” Lo scolio è presente nel codice Parisinus gr. 1853 (X sec., f. 312r) e studiato al riguardo da Vuillemin Diem (1995) ed Hecquet (2004). La traduzione bessarionea deriva più direttamente dal Vaticanus gr. 1302 (XIII-XIV sec., f. 100r) secondo Most, in Laks-Most (1993) p. lxxix.
[36] Cfr. Hasse (2007) pp. 113-36.
[37] Del Commento Medio alla Metafisica aristotelica, perduto l’originale arabo, restano due traduzioni dall’ebraico. Si ricordi l’opera di Zonta (2011), che include un’edizione critica del testo di Averroè nella traduzione di Zerahyah Hen del 1284 e nella traduzione di Qalonymos del 1317.
[38] Cfr. Vuillemin-Diem (1995); Borgo (2014) pp. 48-52.
[39] Per un’analisi dell’inserto e delle sue fonti greche si consulti Fazzo-Folli-Ghione (2022). Si veda anche Helbing (1997).
[40] Sulla tradizione greca della Metafisica vedi bibliografia e stemma in Fazzo (2022).
[41] Sulla tradizione greca a stampa si veda Burnyeat (2008). Natali (2013) si esprime a favore dell’autenticità del passo Θ 6.1048b17-35.
[42] Cfr. Zorzi (2006). Esaminando la documentazione epistolare di Ciriaco Strozzi, Zorzi approfondisce l’attività di ricerca dello studioso e le sue relazioni con i filologi legati alla cerchia di Pietro Vettori. Sulle ricerche di Strozzi si consultino anche Bertoli (2011) e Curnis (2019).